Lauro De Bosis e quel volo sulla Roma del regime

Il suo nome è, ormai, sconosciuto a molti; ma Lauro De Bosis (1901-1931), il poeta volante, figura romantica del primo antifascismo, fu il protagonista di una coraggiosa impresa, la sera del 3 ottobre 1931.

Partito, da solo, da un aeroporto nei pressi di Marsiglia, con un monomotore da turismo acquistato in Germania, De Bosis, eludendo la sorveglianza aerea, volò, per circa mezz’ora, su Roma, lanciando quattrocentomila volantini che attaccavano il regime di Benito Mussolini e chiedevano al re, Vittorio Emanuele III, di rispettare il patto sacro tra la Corona e gli italiani.

L’epilogo del raid sulla Capitale, però, fu tragico; sulla rotta del ritorno, probabilmente, perché rimasto senza carburante, l’aereo si inabissò nel Mar Tirreno, provocando la morte del suo pilota. La notizia del volo ebbe vasta eco sulla stampa internazionale; in Italia, invece, i giornali minimizzarono l’accaduto.

Lauro De Bosis, poeta e intellettuale alto borghese, liberale e conservatore di sentimenti monarchici, con numerosi rapporti all’estero, era convinto che un’alleanza tra Casa Savoia e papato potesse guidare una rivolta per liberare l’Italia dal fascismo.

Quando compose Icaro, un dramma in versi che si aggiudicò la medaglia d’argento al concorso letterario dei Giochi olimpici di Amsterdam del 1928, era già membro in un’organizzazione clandestina molto attiva sul fronte della propaganda antifascista.

“Non andremo a caccia di chimere – scrisse in Storia della mia morte, il suo testamento spirituale, la notte prima di partire per i cieli di Roma –, ma andremo a portare un messaggio di libertà a un popolo schiavo di là dal mare”.

Piero Calamandrei, il 3 ottobre 1951, commemorando il ventennale di quell’impresa, citò Lauro De Bosis tra i precursori della Resistenza, al pari di Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Piero Gobetti, Antonio Gramsci e dei fratelli Carlo e Nello Rosselli.

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